NOVITA’ 2019
Il libro “NEL FINITO...MAI FINITO” di
Jole Chessa Olivares
si inserisce nel confronto culturale degli scrittori italiani con l’Europa
affrontando la traduzione in portoghese !
Questo Sito nel link ”I giudizi critici”
ospita tutte le recensioni dei prestigiosi critici
italiani!
LA TRADUZIONE IN PORTOGHESE è di
MARTA GOMES de SOUZA
Commento critico della poetessa Anna Manna al libro “Nel finito...mai finito”
La tentazione del sublime
Immergersi nella poesia di Jole Chessa Olivares è una immersione pericolosa.
Pericolosa per chi ama la banalità in poesia. In lei nulla è banale, dico in
senso poetico, Jole tutto inventa di nuovo e tutto partorisce a nuova vita.
Madre- poeta fino in fondo, nella sua poetica è essenzialmente una costruttrice
formidabile.
Generosa, senza fine, senza accorgersi del dispendio enorme del suo impegno, del
dispendio enorme della sua cultura, Jole ricama cuce, rattoppa, ravvia la tela
mai conclusa di Penelope. La sua poesia è una scommessa con l’inevitabile
declino delle forze che in lei magicamente si ricompongono e donano di nuovo la
vita.
La vita vera, quella fatta di affetti tenaci che si avvinghiano ai fianchi come
alghe più infide delle sirene.
Perché gli affetti la costringono continuamente a nuovi parti dell’anima. Per
farcela, per raggiungere un equilibrio che è la scommessa con il futuro. Jole è
soldato e generale, mensa e invitato, cibo e vino, Jole è il centro della sua
poesia e continuamente la travalica.
Jole è percorsa da brividi sorprendenti e mai risolutivi.
La sua poesia è avanti, guarda avanti anche quando sembra rivolgersi al passato
e rielaborarlo. Perché la sua poetica è una scommessa con il perfezionismo,
continuo, affaticante, ansioso quanto basta per rendere il lettore partecipe di
un’ascesa difficile e astrusa. La ricerca della parola è un sottile sotterraneo
camino alla perfezione.
Così attraverso vicoli, salite scoscese, repentine vaste spiagge di libertà, la
poetessa scalatrice si avvolge su se stessa e poi subito svolge la matassa ed
inebria il lettore con quel vocabolo rubato al paradiso, il paradiso dei poeti
dove ogni sillaba splende ed ogni verso urla la verità.
Le spalle di Jole sono forti, molto forti, un’educazione ferrea, una disciplina
di altri tempi la sostiene nel cammino del mondo.Un mondo contemporaneo che la
ferisce e la stupisce, la sorprende e di nuovo la incanta. Jole ha un cuore
innamorato, delle visioni della sua terra, delle immagini bellissime dedicate
alla città di Roma, del volo d’angelo verso le nuove culture, dell’urlo di
dolore per i fatti tragici di questo nostro tempo drammatico.
Jole non fugge, come uno specchio tutto
riflette e tutto assorbe, vive, palpita, scrive nel suo tempo.
Non è poeta di scrivania, eppure tutta la sua scrivania partecipa della scoperta
poetica che lei dona ad ogni verso.
La sua cultura si dilata fino alle nuove conoscenze geografiche, storiche, si
percepisce continuamente l’anelito ad esserci, a confrontarsi con l’altro.
La tentazione del dialogo continuo diventa percorso.Un percorso di grande
interesse poetico.
In lei la poesia è significante e significato dell’ intellettuale -artista nel
mondo di oggi.
Così niente è mai …finito!
Rilancio continuo e avventura nella vita e per la vita. Ammantata di poesia, di
modestia, di umile ricerca. Eppure la sua dignità la innalza, le dona un superbo
apparire nel mondo della poesia che somiglia ad un rivelarsi nelle pieghe del
sublime.
La tentazione del sublime scivola continuamente nei suoi versi ed affascina il
lettore verso un mondo, una dimensione superiore.La sua devozione ad esserci
supera la dedizione della fede, diventa avventura nel mondo al di là della
religione abbracciata, al di là delle credenze, degli impegni presi.
Jole è devota al tutto, perché al tutto tende. Questa pericolosa ala del sublime
avvolge la sua poesia come un perfezionismo che attanaglia e potrebbe diventare
il limite- l’unico- della sua poetica. Ma ecco la poetessa scende , come in una
giostra d’incredibile ed avvincente fattura, ritrova la via dei cieli umani e
palpita, soffre, e si offre, annaspa di nuovo, s’inceppa nell’amore che grida la
volontà di esistere fino alle pieghe più nascoste. Jole ritrova nella sua
umanità il respiro che la libera dalla cattedrale di bellezza, purezza e sublime
esercitazione della parola. La parola nasce dalle sue pene, dalle sue viscere
come figlio amato e adorato.La sua forza-madre la sostiene e la libera dal peso
dei libri come carta di sublime bellezza ma lontana dal mondo.
La bellezza di Jole è questo riscatto continuo dalla sua bravura levigata.
“Così, in complice trasalire / ossa rotte e amuleti / ancora una volta / proni
al piffero del vento / si preparano a salpare.”
Perché la verità del mondo è di sabbia come scrive nella splendida poesia a
Giovanni Paolo II . Il nervo scoperto della sua poetica cerca ristoro, mentre
reliquie , fili diversi, anche estremi ,mescolati e confusi sembrano soffocarla.
Ma alla fine s’accorge di nuovo e per sempre che quel groppo d’amore è la
salvezza.
Anna Manna